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Un monastero di clausura

Lovere (BG)

DATI PROGETTO

UBICAZIONE: Lovere (BG)

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L’intervento, scelte e riflessioni
Monastero di Santa Chiara a Lovere
L’intervento di restauro e risanamento conservativo del complesso monastico di S. Chiara nel Comune di Lovere (BG), sul lago d’Iseo, si è svolto in due lotti di lavoro distinti.

Il primo lotto ha riguardato le numerose opere di manutenzione del manto di copertura dell’intero complesso monastico ed il restauro del piccolo campaniletto con il consolidamento delle superfici e la finitura a calce colorata in pasta. Il secondo lotto ha interessato il “Restauro conservativo delle superfici esterne del monastero e del campanile” cercando di ridare maggiore “visibilità” all’unico fronte su strada del monastero che risultava maggiormente degradato.

Il progetto inizialmente prevedeva la rimozione dell’intonaco cementizio esistente per liberare il paramento murario in pietra sottostante, lasciato visibile solo in alcune porzioni di prospetto. La rimozione dell’intonaco aveva tuttavia messo in evidenza una tessitura muraria poco uniforme e poco idonea ad una finitura a vista. La modifica del progetto iniziale ha previsto la realizzazione di una nuova superficie di sacrificio tramite un intonaco di calce, steso senza obbligo di piani con differenti gradi di finitura e con velatura finale nelle tonalità naturali. Le poche e piccole aperture del fronte sono state razionalizzate e studiate con interventi minimali nel rispetto della sobrietà e delle necessità del convento. Sono state sostituite le inferriate con elementi a disegno dialoganti con quelle antiche dei fronti interni. Il portone d’ingresso e quello dell’attigua chiesetta sono stati sostituiti con elementi pieni lignei, uniformati nel disegno e nella partitura: una lunetta vetrata segna l’ingresso principale e lascia filtrare la luce all’interno del monastero di clausura. Il campanile, costantemente esposto agli agenti atmosferici ed alle correnti umide provenienti dal vicino lago, versava in un uno stato di degrado che interessava tutte le superfici intonacate, gli elementi lapidei, e la copertura in rame. Come i fronti del monastero, anche le superfici esterne del campanile presentavano diffuse integrazioni e forti ricarichi d’intonaco cementizio. La rimozione delle aggiunte ha consentito di riportare in luce la sagoma ed il piano originario del bugnato, visibile al di sotto delle integrazioni cementizie; la finitura ha previsto la realizzazione di diverse tipologie di lavorazione in continuità con l’esistente. La tinteggiatura a calce è stata eseguita con velature a più mani, basandosi sullo studio di campioni e cromie originali. Gli elementi lapidei in pietra di Sarnico (banchine, cornici, capitelli e conci delle aperture della cella campanaria) sono stati accuratamente restaurati da maestranze specializzate.
Un sistema d’impermeabilizzazione colorato e compatibile

L’intervento al campanile ha previsto il risanamento della cipolla del campanile (orditura lignea e manto di rivestimento in rame) e la sostituzione del sistema d’impermeabilizzazione del piano esterno sommitale. Lo studio dei colori e della compatibilità paesaggistica dell’intervento non ha trascurato alcun punto di vista. La vecchia guaina bituminosa che causava infiltrazioni d’acqua nella cella campanaria e nell’impalcato interno è stata sostituita con un nuovo sistema impermeabilizzante in pasta, steso a più mani, colorato in tonalità calda, in armonia con i materiali dei fronti e di rivestimento del campanile.

Elaborati